La smart city è una piattaforma

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L'intervento di Luca De Biase al simposio inaugurale (Palazzo Badini, 15 settembre 2012).

  • Non è detto che "più intelligente" sia "più facile". L'intelligenza non è un criterio oggettivo. Il "più facile", il "più intelligente" è sempre relativo al punto di partenza.
  • Trovo il piano che è stato deciso per questa città adatto alla complessità che va affrontata: ci mettiamo in discussione, cerchiamo di capire chi siamo e poi progettiamo.
  • Quando mi dite che volete rendere Pordenone "più facile", io che vivo a Milano penso che abbiate un poco di paranoia. È già facile.
  • Forse lo scopo è capire dove siamo davvero nel mondo globalizzato, complesso, che ci lancia messaggi costantemente ansiogeni, tali da spaesare la nostra visione di prospettiva.
  • Cerco di capire se c'è una relazione tra la mia città, il modo in cui è organizzata, il modo in cui è progettata, il modo in cui racconta se stessa e la mia prospettiva di vita, quella dei miei figli.
  • Noi modelliamo, e ciò che abbiamo modellato ci modella. Costruiamo qualcosa che durerà nel bene e nel male, nell'utile e nell'inutile, nel conflitto e nel coordinamento.
  • La progettazione si deve indirizzare alla lunga durata: è la società umana che si adatta al cambiamento e si prepara alla vita nel lungo tempo, per i nostri figli e per i loro figli.
  • Ogni paese, città, luogo, nodo del mondo è connesso: quello che succede a Pechino ci interessa, quello che succede a Milano ci interessa, quello che abbiamo fatto nei cinquant'anni di sviluppo precedente pesa sulla progettazione futura, il modo con il quale affrontiamo questa complessità definisce il risultato.
  • Affrontiamo la complessità coordinandoci, i modi in cui ci coordiniamo influiscono sulle scelte e sui risultati complessivi. La città è un modo di coordinamento. La città è una rete di persone connesse attraverso infrastrutture, che si è arricchita di una dimensione più astratta che è internet.
  • La dimensione di rete è un'ulteriore possibilità progettuale e un ulteriore incentivo alla complessità, perché le connessioni e le possibilità di agire si sono moltiplicate.
  • La città immaginata come rete ci induce a pensare che la progettazione della città assomigli a quello che si fa su internet. La cultura internettiana sta diventando un elemento dinamico della cultura complessiva e proponendo opzioni nuove.
  • Progettare una città come se fosse una rete significa progettarne le capacità di connessione, di collaborazione, di memorizzazione dei dati. La soluzione si chiama piattaforma, un sottoinsieme della rete progettato per gestire le relazioni con uno scopo.
  • Facebook è una piattaforma. Tutti si connettono, fanno cose informaticamente complicatissime, ma le sanno fare perché una metafora - in questo caso la metafora dell'amicizia - spiega loro come si fa. Il suo valore è la nostra capacità di usarla.
  • È probabile che per progettare una città facile da usare ci si debba dotare di uno strumentario culturale e concettuale simile a quello che serve per progettare una piattaforma su internet, che sia facile e densa di valore.
  • Le caratteristiche fondamentali per una piattaforma che funziona sono l'interoperabilità (ovvero la capacità di connettersi con altre piattaforme), la neutralità rispetto alle azioni individuali, la disponibilità dei dati in formati aperti, la capacità di integrare i dati mancanti, la protezione della capacità creativa individuale dalla forza del collettivo, la semplicità della metafora.
  • Le caratteristiche di una piattaforma che funziona credo siano anche le caratteristiche di una città che funziona.
pubblicato il 2012/09/20 08:05:00 GMT+1 ultima modifica 2021-03-16T11:31:32+01:00
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