Casa del mutilato
Per iniziativa della sezione pordenonese dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra sorse tra il 1935 e il 1937 su progetto dell’architetto Cesare Scoccimarro nell’area monumentale di Piazza XX settembre, accanto al monumento ai Caduti di Aurelio Mistruzzi scelta per eternare il ricordo delle vittime e dell’eroismo dei soldati.
Da qui anche la citazione riportata a caratteri cubitali sulla facciata dell’edificio e tratta dal V libro dell’Eneide di Virgilio: “Quo fata trahunt retrahuntque sequamur, quicquid erit superanda omnis fortuna ferendo est”, ossia «Andiamo là dove il destino sospinge e respinge, qualsiasi cosa accada ogni ventura va superata».
Il progetto esaltava il rapporto tripartito di tre spazi di grande monumentalità: un atrio d'ingresso, una grande scala a vista in asse con la composizione e il grande salone d'onore al secondo piano, capace di ospitare fino a 500 persone.
La facciata aveva un fronte meno esteso del corpo principale dell’edificio e veniva abbracciata dallo stesso, creando un forte contrasto tra il prospetto monumentale e il volume semplificato con il quale si andava a compenetrare.