Vedute di Pordenone - Stampa di Marco Moro (1817 – 1885)
All’Associazione Agraria Friulana / promotrice del patrio bene Pordenone esultante / offrono / II Riunione nel Maggio 1857 Litografia Barozzi, Venezia mm 409 x 509 inv. 592 (Museo Civico d’Arte, Pordenone)
Inizio della Contrada Maggiore (ora corso Vittorio Emanuele). Sulla destra il Palazzo Ricchieri, sede del Civico Museo d’Arte (sec. XIV). Foto di Assunta Romor.
L’edificio della Filatura fu costruito nella zona di Torre di Pordenone (al centro dell’immagine si nota il Castello, ora sede del Museo Archeologico del Friuli Occidentale) tra il 1839 e il 1842 dai fratelli Andrea e Giovanni Belaz assieme a Giorgio Blanc. La denominazione iniziale fu: Imperial Regia Filatura e Tintoria in Pordenone.
Il ponte ferroviario sul fiume Meduna è praticamente lo stesso che tuttora sussiste alla periferia est. Era stato costruito nel 1844 su progetto dell’ingegnere provinciale Malvolti per la strada napoleonica. Nell’ottobre del 1855, con l’avvio della tratta Pordenone – Casarsa, sul manufatto venne fatta passare anche la ferrovia (a quel tempo ad un binario). L’uso promiscuo durò fino all’anno successivo quando il ponte fu assegnato esclusivamente alla linea ferrata.
Il (...) complesso industriale raffigurato (...) (Tessitura) è tuttora esistente nella zona tra le attuali vie Tessitura e Cotonificio, a Rorai Grande di Pordenone. Fu fatto costruire nel 1846 dal direttore della Tintoria di Torre, Giuseppe Majer, per produrre tele di cotone (cotonine), dotandolo di 60 telai. Nella prima metà del XIX secolo la città è caratterizzata da un notevole decollo industriale nei settori del tessile, della ceramica e della carta. Agli inizi degli anni ottanta gli stabilimenti cotonieri di Pordenone furono tra i primi in Italia ad impiegare l’energia idroelettrica. La città, prima in Friuli, utilizzò l’elettricità per l’illuminazione pubblica nel 1888.
Il Duomo di San Marco è il massimo tempio cittadino, eretto a parrocchia nel 1278, quando il titolo fu trasferito dalla chiesa matrice di Torre, oggi frazione di Pordenone. Dal 1974 è stato elevato a concattedrale. Nel ‘400 fu ampliato con la grande abside poligonale finestrata fra le due minori, e dal 1593 con le sei cappelle laterali. Sulla facciata spicca l’elegante portale scolpito nel 1511 dal Pilacorte. La stampa presenta l’edificio cultuale con la ristrutturazione ideata dall’architetto Francesco Lazzari: del progetto, interrotto nel 1840, furono eseguite solo le quattro semicolonne apoggiate alla facciata. L’interno serba manufatti di pregio della sua storia secolare, sculture lapidee e lignee, affreschi a partire dal ‘300, dipinti cinquecenteschi del Pordenone, Amalteo, Calderari e Fogolino. L’attuale organo, opera di Pietro Nacchini, in origine, come pure anche la cantoria dei Rizzani, era stato costruito per la chiesa dei Domenicani, poi delle Agostiniane soppressa e demolita agli inizi del XIX secolo. Fu trasferito in duomo ai primi dell’800.
L’immagine centrale della stampa raffigura la città, vista da levante, come appariva alla metà del XIX secolo. Evidente è il gruppo architettonico del duomo San Marco, che unitamente all’elegante campanile, caratterizza la veduta. Sulla destra si nota la mole del castello, dall’800 trasformato in carcere. Fu costruito nella seconda metà del XIII secolo dai governanti di Casa d’Austria che lo occuparono sino al 1508. Sucessivamente, sino al 1797, fu la sede del dominio della Repubblica Veneta.
La domus communis esiste fin dal 1291, quando Alberto I d’Austria confermò a Pordenone il protostatuto asburgico. La loggia, aperta al piano terreno, un tempo era destinata alle adunanze, alla gestione amministrativa e all’esercizio della giustizia. Il salone superiore servì da fontego, magazzino per le scorte di granaglie e frumento, e da custodia per le armi destinate alla difesa o alla rappresentanza. Frequente fu, soprattutto nel corso del ‘700, l’utilizzo dell’edificio anche per spettacoli, con trasformazione dell’attuale sala del Consiglio in teatro regolare. Al centro sporge l’avancorpo, innalzato alla metà del ‘500, dotato del caratteristico orologio con le raffigurazioni dello Zodiaco, sormontato da un foro che mostra l’alternarsi delle fasi lunari. Il palazzo originariamente sorgeva staccato rispetto agli edifici retrostanti; ad essi fu collegato nel 1877 tramite un cavalcavia. Nel 1928 gli fu addossato l’attuale edificio posteriore con nuovi uffici.
L’inaugurazione della ferrovia (tratta Treviso-Pordenone) ebbe luogo il 30 aprile 1855; e si festeggiò il grande avvenimento … Così citò l’evento uno storico del tempo. Il viaggio inaugurale avvenne il 1° maggio. L’edificio della stazione era stato realizzato nello stile del “doricismo”, o neo-dorico, secondo la moda della metà del XIX secolo. Rappresentante di spicco di questa tendenza fu l’architetto pordenonese Giovanni Battista Bassi (1792 – 1879) e l’edificio raffigurato rappresenta analogie con edifici da lui progettati, tanto da supporre che ne sia stato l’ideatore.
La veduta (...) propone, da mezzogiorno, un altro scorcio della città: comprende anche il caratteristico ponte di “Adamo ed Eva” (in realtà le sculture apposte raffigurano Giove e Giunone) come appariva sino al 1918. Il manufatto appare ad una sola arcata (anticamente erano tre); fu così rifatto completamente nel 1762 dall’ingegnere bassanese Bortolo Ferracina . L’attuale risale al 1920 circa, spostato al di là delle statue in quanto il fiume in tale periodo fu interessato da opere di raddrizzamento per la costruzione del porto fluviale, mai compiuto.
Nel 1825 in Pordenone si era costituita una società di appassionati per la costruzione di un teatro, essendosi resi insufficienti gli spazi utilizzati presso la pubblica loggia del Municipio. Il teatro, progettato in stile neoclassico dall’architetto Giovanni Battista Bassi, fu inaugurato nel 1831 con la rappresentazione dell’opera I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini. Per l’occasione fu coniata una medaglia commemorativa, realizzata dallo scultore Antonio Fabris. Chiamato inizialmente Teatro Concordia, nel 1833 prese il nome di Nobile Teatro di Pordenone, quindi (dal 1848) di Teatro di Società, infine di Teatro Sociale. Nel 1852 l’Imperatore Francesco Giuseppe assistette all’Ernani di Giuseppe Verdi. Nel Novecento divenne Cinema Roma. Dal 1962 gli spazi interni vennero utilizzati a fini commerciali.