La storia del Museo
Il Museo di Storia Naturale ebbe origine grazie all’azione propulsiva della Società Naturalisti Silvia Zenari, sodalizio culturale di volontariato fondato nel 1966 che sin dall’inizio della sua attività perseguì l’obiettivo di ottenere l’apertura in città di un museo scientifico: traguardo raggiunto il 20 ottobre 1969, quando la Giunta comunale deliberò di destinare il Palazzo Amalteo a sede del Museo Civico di Storia Naturale. L’inaugurazione con l’apertura al pubblico delle esposizioni, sistemate al piano terra di Palazzo Amalteo in sei salette tematiche allestite grazie alle donazioni e all’impegno dei volontari, si tenne domenica 19 dicembre 1971.
La vivace attività dei primi anni di vita del museo fu interrotta dal tragico sisma del 1976, con conseguente sgombero delle collezioni dall’edificio di via della Motta, giacché inagibile, e loro trasferimento in una sede provvisoria. Dal 1978 quindi, seppur con qualche limitazione, il percorso espositivo rimase fruibile e le proposte didattiche seguitarono senza soluzione di continuità. Nello stesso periodo l’organico del Museo fu potenziato con l’assunzione del conservatore, del personale tecnico e del secondo custode. Nel frattempo furono avviati importanti interventi di ristrutturazione di Palazzo Amalteo, terminati nel 1989. Il 17 maggio 1991 si tenne la seconda inaugurazione nella sede storica, con un percorso espositivo rinnovato e affiancato da un’ampia sezione dedicata all’archeologia locale. Il recupero del palazzo portò anche alla realizzazione di laboratori, depositi, uffici amministrativi e biblioteca.
Agli inizi del 2006 i reperti di archeologia furono trasferiti nel Museo Archeologico del Friuli Occidentale allestito nel Castello di Torre. Questo evento comportò la completa riorganizzazione degli spazi espositivi di Palazzo Amalteo, con la realizzazione di un nuovo percorso ostensivo dedicato completamente alla Storia naturale.
Il 14 novembre 2007 il Museo è stato dedicato alla naturalista Silvia Zenari (1895 – 1956) docente al Liceo scientifico di Pordenone e poi all’Istituto di Botanica dell’Università di Padova. La sua attività scientifica fu straordinariamente intensa: si occupò di geologia, studiando la morfologia delle Valli del Cellina e del Piave e soprattutto di botanica, indagando i territori del Comelico, del Cadore e dei Magredi.
Nel 2023-2024 il museo è stato oggetto di un intervento di rimozione delle barriere fisiche, sensoriali e cognitive finanziato con fondi dell’Unione europea – Next Generation EU – PNRR. Grazie a dispositivi multimediali, è ora possibile accedere a contenuti in formato audio per facilitare la visita anche a persone con disabilità visive, in LIS (lingua dei segni italiana), in Easy to Read (linguaggio facile da leggere e da capire), in CAA (comunicazione aumentativa alternativa), e a esperienze di realtà aumentata. Il percorso all’interno del Museo è accompagnato da segnaletica ad alta visibilità e da mappe visivotattili.