Biblioteca Civica di Pordenone

Storia

La Biblioteca civica di Pordenone dalle origini a oggi

Nel 1932, con testamento olografo del 26 marzo, il conte Alfonso di Porcia e Brugnera lasciò al Comune di Pordenone una consistente parte della sua biblioteca privata, oltre alla somma di lire diecimila “per la elencazione, collocamento e conservazione... e come stimolo per la istituzione di una pubblica biblioteca od incremento di essa se allora esisterà...”.

Fotografia del Conte Alfonso di Porcia e BrugneraStudioso e appassionato bibliofilo, nel corso della sua vita il conte aveva costituito una rilevante collezione privata comprendente stampe, libri antichi e moderni, pergamene, carte geografiche. I suoi interessi culturali riguardavano la genealogia, l’araldica e la storia locale. Non lasciò pubblicazioni proprie, ma promosse e curò molti studi di autori locali, in particolare per pubblicazioni celebrative d’occasione, come quelle edite per nozze.

Il prezioso lascito, interessante specialmente per le numerose opere riguardanti la storia delle Tre Venezie ed in particolare del Friuli, era costituito da circa seimilacinquecento volumi ed opuscoli, oltre a numerose carte geografiche e stampe. Fu questo il nucleo originario della Biblioteca civica di Pordenone.

Nel maggio del 1933 venne depositato in tre locali della Podesteria, ove si iniziò il lavoro di inventariazione e si compilò uno schedario per autore e per materia. Le operazioni, svoltesi con grande lentezza a causa della scarsità di personale, si protrassero fino al dicembre 1935.

L’apertura ufficiosa della biblioteca avvenne nei primi mesi del 1935 quando, con regolare delibera, furono affidate al Segretario capo e all’Archivista, rispettivamente la responsabilità dell’Istituto ed il compito di ultimare il lavoro di ordinamento del materiale librario ancora accatastato. La biblioteca iniziò così la sua attività che in un primo periodo, per la natura delle raccolte presenti nel Lascito Porcia, veniva frequentata solamente da una ristretta cerchia di studiosi, soprattutto di cultura locale.

Col passare del tempo la consistenza libraria aumentò grazie ai doni della Soprintendenza bibliografica di Venezia e ai lasciti di benemeriti cittadini che vollero in tal modo favorire la crescita culturale della propria città.

La famiglia Marchi più volte inviò somme di denaro e alcune migliaia di libri, specie per ragazzi "allo scopo di onorare i propri congiunti caduti per la patria e perpetuarne la memoria". I volumi per ragazzi diedero vita alla Biblioteca scolastica, ubicata al Centro studi, che in piena autonomia dalla civica e con proprie e peculiari finalità, rispose alle svariate esigenze degli studenti.

Le famiglie Ricchieri e Mior donarono opere di interesse vario, gli eredi Scortegagna testi di medicina e il duca Catemario di Quadri interessanti documenti d’archivio.

Il Lions Club di Pordenone, in occasione del decimo anniversario della costituzione del sodalizio, donò la collezione Belles Lettres di classici greci e latini.

Importante fu il Lascito Zenari, comprendente pubblicazioni della naturalista Silvia Zenari e altri testi di argomento scientifico. Pervenne inoltre una donazione della biblioteca dei Salesiani di Abano Terme, con opere di carattere religioso e umanistico.

L’attività della Civica fino agli anni Sessanta, pur limitata dal tipo di patrimonio librario in essa raccolto e in qualche modo ostacolata dalla precarietà della sede e la scarsità di finanziamenti, continuò lentamente a progredire. Studiosi ed insegnanti furono in quei tempi i più assidui frequentatori.

Nel 1960, con il suo trasferimento nella sede di viale Gorizia, la biblioteca cominciò a interessare una più ampia categoria di pubblico, anche popolare, proprio negli anni in cui stava diventando ormai una città industriale.

Foto del Palazzo del Monte dei Pegni, in piazza della MottaIl fenomeno indusse l’amministrazione comunale a comprendere l’importanza di riorganizzare la biblioteca e la necessità di dotarla di una sede autonoma e funzionale. Fu così deciso di restaurare il Palazzo del Monte dei pegni e di adibirlo allo scopo.

L’edificio, costruito nel secolo XVIII dall’architetto Riccati, nel tempo era stato destinato a diverse funzioni: oltre che sede dell’archivio pubblico e del biavaio del fontego, durante la dominazione napoleonica divenne deposito di fieno, poi caserma, ospedale civile e militare e, dopo un lungo periodo di abbandono, fu rilevato dall’Ente comunale di assistenza che lo attrezzò a dormitorio pubblico.

Al termine dei lavori di recupero, il palazzo divenne sede delle due biblioteche cittadine, Civica e Scolastica, che vennero così unificate. Era l’anno 1968.

Da quella data la biblioteca, ordinata secondo i moderni criteri biblioteconomici, divenne un vero e proprio servizio di pubblica lettura, espandendosi successivamente nel territorio urbano attraverso l’istituzione di sezioni circoscrizionali.

Con il trascorrere degli anni e il crescere del patrimonio bibliografico, emerse la necessità di ripensare gli spazi in funzione dei nuovi servizi che la biblioteca intendeva proporre, legati anche allo sviluppo delle nuove tecnologie.

L’amministrazione comunale intraprese il progetto di costituire in città una biblioteca pubblica intesa come “piazza del sapere” aperta a tutti: una biblioteca moderna e multimediale, ideale prosecuzione di quella tradizionale avviata nel lontano 1960.

Foto dell'ex Convento dei Domenicani, in piazza XX SettembreIl percorso si concluse con la ristrutturazione e il restauro definitivo dell’ex Convento dei Domenicani e il conseguente trasferimento nella nuova e prestigiosa sede, che si affaccia sulla centrale piazza XX Settembre. La nuova biblioteca venne inaugurata il 5 giugno 2010.

L’attenzione della cittadinanza nei confronti di questo rinnovato centro culturale, evidente fin dall’inizio, fu determinata anche dalla presenza di una pluralità di servizi del tutto innovativi rispetto al panorama della tradizione bibliotecaria pordenonese: ampie zone di studio, area multimediale, copertura wi-fi, punti di accesso informatici per la consultazione del catalogo, un’area dedicata alla musica, una sala per la lettura dei giornali e la consultazione dei periodici, una sezione fumetto e giovani adulti, un’intera ala dell’edificio riservata ai ragazzi con una sala per i bambini attrezzata a ludoteca. Infine, a completamento di tutto ciò: una sala conferenze, una sala mostre, una caffetteria e un chiostro utilizzabile per attività quali concerti, spettacoli teatrali, letture.

pubblicato il 2007/10/31 17:55:00 GMT+1 ultima modifica 2018-12-12T19:33:10+01:00
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